20.07.2015
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la desertificazione
dell’informazione IN SARDEGNA
(da
La Nuova Sardegna del 29 giugno 2015) È un grido d’allarme quello
lanciato ieri dal sistema dell’informazione durante l’incontro tenutosi
nella sede Rai di Sassari. La seduta del direttivo di Ordine e sindacato
dei giornalisti, aperta alla partecipazione degli esponenti politici,
aveva un ordine del giorno decisamente impegnativo. Fronteggiare la
desertificazione dell’informazione in un territorio martoriato dalla
crisi e interessato da una graduale scomparsa di giornali che fino a
poco tempo fa contribuivano alla pluralità di un sistema oggi ridotto a
poche voci superstiti. La transizione, ancora in pieno corso, dal
modello cartaceo a quello digitale, ha innescato, negli anni, una
reazione a catena dagli esiti del tutto imprevedibili. La realtà oggi è
caratterizzata dall’incertezza più totale perché se è vero che
l’innovazione ha messo in crisi il modello tradizionale è vero anche che
il web non può essere l’unica alternativa possibile. I dati snocciolati
da Celestino Tabasso, presidente dell’Assostampa, concedono poco spazio
all’ottimismo: su un totale di 482 professionisti, i contrattualizzati
sono appena 197, quarantasette quelli titolari di indennità di
disoccupazione, 2 in cassa integrazione. «Abbiamo deciso di riunire il
direttivo a Sassari - ha spiegato Tabasso - perché qua sono morte alcune
testate importanti, due periodici storici come il Sassarese e Sassari
Sera, televisioni che non esistono più, come Antenna 1, situazioni come
l’Unione Sarda e Videolina che hanno gli uomini sul campo, ma non le
redazioni, la sede Rai che i giornalisti vorrebbero potenziare e
l’azienda quantomeno contenere, senza scordare i drammi di realtà come
Cinquestelle e Sardegna 1». Casi che riflettono una crisi
dell’informazione su tutto il territorio regionale, ma che a Sassari
ricade con particolare gravità. «Per paradosso - ha concluso il
presidente dell’Assostampa - questo avviene proprio nel momento in cui
Sassari esprime i vertici della politica regionale». Ciò che si auspica,
a questo punto, non è solo una reazione intelligente della categoria, ma
anche un deciso supporto della classe politica perché affianchi i
giornalisti in una vertenza il cui esito negativo ricadrebbe malamente
su tutto il territorio. Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei
giornalisti della Sardegna, ha fatto proprio l’appello lanciato
dall’Associazione della Stampa: «Ciò che auspichiamo è la riforma delle
vecchia legge sull’editoria - ha detto - la nuova legge dovrà seguire le
politiche attive del lavoro, cioè tanti contributi, tanti posti di
lavoro, la Rai non è un problema di Sassari, va difesa nell’immediato,
ma se qualcuno si mettesse in testa di chiuderla bisognerebbe fare le
barricate». Diversi i contributi degli esponenti politici del
territorio, dall’invito di Mario Bruno (sindaco di Alghero) a non
accettare supinamente la situazione, alla necessità, rimarcata da
Gianfranco Ganau (presidente del consiglio regionale), di sostenere il
sistema dell’informazione, fino alla conclusione dell’assessore
regionale, Claudia Firino, che ha preso l’impegno di proporre
l’istituzione, nella prossima Finanziaria, di una dotazione specifica a
favore dell’informazione.
Articolo
de La Nuova Sardegna