13.04.2015
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RICORDANDO GIANNI
MASSA
Il 10 aprile si è spento a 79 anni in una clinica di Decimomannu
dopo una lunga malattia, Gianni Massa. Una vita dedicata alla
professione che iniziò a soli 17 anni nel Corriere di Tripoli,
quotidiano in lingua italiana diffuso in Libia, del quale tre anni dopo
divenne anche direttore. Giunse nel 1960 in Italia e venne assunto
all’Agi dove lavorò per oltre quaranta anni. Iniziò a lavorare con il
pool dell’Agi che segui le olimpiadi di Roma per poi approdare in
Sardegna nel 1961 dove guidò la redazione di Cagliari fino al 2002. Così
lo ricorda Franco Siddi.
SIDDI «CON GIANNI MASSA SCOMPARE FIGURA DI
RILIEVO»
(AGI) - Cagliari, 10 apr. - L’ex segretario della Fnsi Franco Siddi
ricorda Gianni Massa, lo storico responsabile della sede dell’Agi di
Cagliari, scomparso oggi all’età di 79 anni. «Con Gianni Massa scompare
una figura di rilievo del giornalismo sardo e nazionale, testimone e
protagonista per oltre cinquant’anni di notizie, di animazione del
dibattito pubblico, di attività sindacale e di battaglie sociali e per i
diritti civili. Inesauribile ricercatore di notizie nascoste e abile
custode di fonti primarie, ha avuto come culto la promozione e la tutela
del pluralismo dell’informazione, a partire dall’isola di Sardegna, di
cui lui, profugo della Libia, nato a Tripoli nel dicembre del 1935 e di
origini napoletane, è divenuto un figlio naturale dedito a dar voce e
dignità nazionale alle lotte contro l’isolamento.
Gianni Massa, dall’ufficio dell’Agenzia Giornalistica Italia, in Corso
Vittorio Emanuele a Cagliari, ha contribuito a dare un senso al
pluralismo dell’informazione primaria, lanciando spesso il cuore oltre
l’ostacolo per arrivare primo sulla notizia o per lanciare esclusive che
avrebbero tenuto banco poi per giorni e settimane, magari tra repliche
imbarazzate o stizzite. Dalla cronaca nera e giudiziaria, alla politica
perforava muri che parevano blindati per i giornalisti, aiutandosi anche
con un’innata capacità di provocare l’emersione in chiaro di un evento o
di una differenza politica, alimentando così dibattito pubblico e
civile. Dibattito a cui non si è mai sottratto nella sua vocazione di
dare voce a chi non ne aveva e di esprimere a 360 gradi la sua
condizione di cittadino dotato di una grande sensibilità sociale.
Dalla piccolissima redazione dell’Agi, mai più di due in organico - lui
stesso compreso e, per decenni, il mitico cronista Gigi Grivel, che
sarebbe diventato suo cognato e che sulle questioni di lavoro parlava di
lui nominandolo ’Massa' con rispetto assoluto - più un/a collaboratore/trice:
a lungo Maria Grazia Calligaris, legatissima e sostenuta nel suo
passaggio politico come consigliere regionale e poi, ancor di più,
nell’Associazione Socialismo, Diritti e Riforme, con un impegno speciale
e assiduo a favore dei carcerati e dei loro tentativi di riscatto. E poi
l’incoraggiamento ai giovani, a cominciare da chi avrebbe poi preso
piano piano il testimone all’Agi di Cagliari: Roberta Secci e Gianni
Solinas».
«Il carcere lo aveva conosciuto da vicino, anche se per poco, per ben due
volte, arrestato per non aver voluto rivelare la fonte di notizie su
vicende processuali diffuse dalla sua Agi. Tutela delle fonti e
dell’autonomia professionali, difesa del pluralismo, anche quando era
protagonista di differenti posizioni nell’articolazione organizzativa
delle componenti interne della categoria. Sapeva essere minoranza e
lottare per diventare maggioranza, cosa che gli capitò,
alternativamente, più volte nei congressi della professione, disponibile
però nei momenti di maggiore scontro a privilegiare l’unità su questioni
centrali per la Sardegna. Anche per questo, Gianni Massa è stato
delegato e protagonista in almeno sei congressi nazionali della Fnsi e
per tre volte vicepresidente dell’Associazione della Stampa Sarda,
nonché più volte consigliere e segretario dell’Ordine dei Giornalisti
della Sardegna. E, intanto, professionalmente tante altre esperienze,
come la radio e la Tv locale (Radio Cuore e Videolina), la cooperativa e
la direzione del Messaggero Sardo, periodico degli emigrati, la
corrispondenza per il ’Giorno', l'attività di sostegno editoriale al
periodico di territorio "Il Provinciale".
Nel suo agire da cittadino nel rapporto con la politica, le istituzioni
e i movimenti, Gianni Massa è da considerare un erede in chiave moderna
dei cosiddetti ’socialisti rivoluzionari' che furono protagonisti della
lotta politica nei primi vent’anni del XX secolo. E ciò non gli ha
impedito di essere uomo vicino e, nella fase finale della carriera
professionale, dentro le istituzioni, dove è stato presidente del
Corerat, organismo precursore dei Corecom. Come fece in altre
esperienze, compresa l’Associazione della Stampa Sarda (con me - onorato
da lui - presidente) si dimise quando ritenne di non poter stare con
parte della compagnia con cui non trovava più rapporto di collaborazione
o di franca competizione.
Gianni Massa ha lasciato il segno nella professione e nella società in
Sardegna e fuori. Nella giornata della tristezza per la sua morte, è
stato bello ricevere telefonate di ricordo e cordoglio da molti colleghi
di diverse parti d’Italia, che lo avevano conosciuto nel lavoro (quanti
inviati facevano tappa da lui nell’isola!), nei congressi o nella mitica
commissione degli esami professionali della primavera 1983. Da solo
Gianni lavorava e si dava da fare per tre e allora oggi un ricordo solo
non basta per certificare un lutto davvero grande non solo per la
famiglia e per chi gli ha voluto bene, ma per il giornalismo italiano».