15.12.2014
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Gruppo Sardo Giornalisti
Pensionati, relazione del Presidente uscente Gianni Perrotti
Pubblichiamo il testo della relazione di
Gianni Perrotti, Presidente uscente del Gruppo Sardo Giornalisti
Pensionati.
Care
colleghe, cari colleghi
L’assemblea del Gruppo Sardo Giornalisti Pensionati si svolge quest’anno
alla vigilia di avvenimenti congressuali destinati a portare novità
importanti nel panorama sindacale sardo e nazionale. Sia perché sono
annunciati mutamenti al vertice della Federazione Nazionale,
dell’Associazione regionale e del Gruppo pensionati, sia perché il
movimento sindacale nel suo complesso si dovrà mobilitare per trovare,
al prossimo Congresso nazionale, nuova linfa e nuove energie alle
rivendicazioni della categoria, decimata da una crisi profonda
dell’editoria. Nonostante la Fnsi non abbia mai abbassato la guardia di
fronte alle azioni degli editori diventate sempre più aggressive. Anzi,
ha compiuto il massimo sforzo possibile nel portare avanti trattative
complesse e trovare accordi che, in tempi difficili come quelli che
stiamo vivendo, hanno il sapore di esaltanti vittorie sul campo. Non
tutti i colleghi hanno afferrato il senso e l’importanza della firma
dell’ultimo contratto, ma sicuramente i pensionati hanno capito che nel
contratto è ancora presente l’art. 21 che istituisce il Fondo
perequativo delle pensioni: è grazie a questa norma che a dicembre un
altro migliaio di colleghi in difficoltà riceverà una sorta di “seconda
(mini) quattordicesima”, resa possibile con il contributo di 5 euro
mensili da parte dei giornalisti in attività. Contributo che alimenta il
Fondo e che in futuro potrà aumentare se crescerà la solidarietà dei
colleghi e la sensibilità del sindacato ai problemi dei pensionati.
Una piccola premessa, questa, che però delinea i confini di un argomento
più vasto e complesso: la revisione del welfare. Indispensabile per
tutelare (direi anzi “proteggere”) i pensionati con reddito basso;
indispensabile a evitare che imposte e tasse azzerino le pensioni che
non subiscono adeguamenti, ma soltanto erosioni con l’aumento del costo
della vita e dell’inflazione; indispensabile a evitare che prelievi
forzosi sulle pensioni siano considerati alla stregua di “prelievi da
bancomat”, cui disporre per risolvere esigenze di cassa. Sarebbe ormai
opportuno, come avviene in Francia, Germania e Olanda (come suggeriscono
anche i colleghi lombardi) che la pressione fiscale sui redditi
pensionistici di chi ha raggiunto 65 o 70 anni ottenga una specie di
franchigia (dal 25 al 40 per cento) su cui non c’è tassazione e le
imposte (progressive) si pagano solo sulla parte restante. Anche perché,
come dicevo in precedenza, le pensioni non si rivalutano e con gli anni
perdono progressivamente di valore.
Non voglio dilungarmi in argomenti che tutti noi conosciamo e con cui ci
confrontiamo quasi quotidianamente. Problemi che, in Sardegna,
coinvolgono quasi cento colleghi (97 in particolare, 85 dei quali
iscritti al sindacato) ai quali se ne aggiungerà presto un’altra decina
proveniente da aziende in presunto stato di crisi, o da emittenti radio
televisive che non riescono a superare le difficoltà di un mercato
pubblicitario sempre più povero. Di questi temi hanno parlato ieri con
dovizia di dettagli sia il presidente uscente dell’Assostampa Francesco
Birocchi, sia il segretario generale della Fnsi Franco Siddi. Entrambi
hanno fatto l’analisi della situazione in cui versa l’editoria e, di
conseguenza, l’informazione: un quadro non consolante, ma che non deve
far perdere la tensione morale sui problemi della categoria e la ricerca
di soluzioni alternative e nuove.
In definitiva, i giornalisti pensionati aumentano, e lievitano di
conseguenza anche i problemi per l’Inpgi e la Casagit. È vero che,
durante il proprio periodo di attività, i pensionati hanno versato
abbondanti contributi, ma è altrettanto vero che ora rappresentano le
voci più consistenti nei bilanci dei due Istituti di categoria. Per i
quali dobbiamo sempre avere la massima attenzione affinché ci
garantiscano la copertura previdenziale e l’adeguata cura della nostra
salute. Anche questa volta voglio evitare di entrare nei dettagli
(conosciamo tutti i problemi emersi all’Inpgi), ma desidero fare un solo
esempio che riguarda la Casagit, i cui conti godono ancora di buona
salute e il consuntivo del 2013 vede il fondo di garanzia a quota 37
milioni di euro. Ebbene, secondo il calcolo attuariale fra dodici anni
appena, cioè nel 2026, il fondo di garanzia sarà di – 1,7 milioni di
euro. I bilanci della Casagit allora non potranno più sostenere il ritmo
attuale di spesa. Non è ovviamente “allarme rosso”: in dodici anni
possono succedere molte cose e inoltre i conti attuariali possono venire
modificati da eventi imprevedibili ed eccezionali. Ma è comunque un
segnale che non può essere ignorato e i giornalisti, non soltanto i
pensionati, devono tenerlo a mente anche quando la Casagit dovrà
modificare tariffari, prestazioni, convenzioni. Quando cioè si troverà
nella condizione di contenere le spese per eliminare o allontanare negli
anni l’incubo del default.
Tutto ciò non è che una carrellata superficiale sul momento difficile
che attraversa la nostra categoria; mette però a fuoco i problemi che il
sindacato dovrà affrontare con forza, determinazione e soprattutto con
energie fresche. Ecco, energie fresche che favoriscano il ricambio
generazionale (se possibile), ma anche il cambio di metodo, di idee, di
strategie. Occorre dare opportunità a tutti di partecipare alla vita
sindacale, di fare esperienze utili a se stessi e ai colleghi. Questo è
uno dei motivi per cui ho deciso di fare un passo indietro, ma è
sicuramente il più importante: quando ci si rende conto che le proprie
energie non sono adeguate a portare avanti i programmi prefissati, è
preferibile correre ai ripari e passare la mano, anche se è scontato che
non verrà meno, se necessario, il mio impegno. Ma occorre anche
l’impegno di tutti, e soprattutto della saggezza, della razionalità e
della concretezza delle colleghe che ormai compaiono nell’elenco dei
pensionati. Il coinvolgimento delle colleghe nella vita sindacale lo
ritengo un indispensabile e importante passo avanti verso altri
coinvolgimenti che i pensionati sardi sollecitano da anni, ottenendo, a
dire il vero, pochi riscontri. Come, ad esempio, una maggiore presenza
negli organi direttivi degli istituti di categoria, una maggiore
presenza ai congressi nazionali, una maggiore presenza nelle commissioni
d’esame per l’iscrizione all’albo professionale. Una presenza, in
sostanza, che riconosca ai pensionati il diritto e le capacità di
fornire il proprio contributo di idee e di esperienze a ogni livello.
Ma noi pensionati abbiamo colpe da attribuirci? Non abbiamo anche noi
preso sotto gamba temi o programmi che avrebbero in qualche modo
qualificato la nostra azione? Le risposte a queste domande retoriche è
scontata: abbiamo responsabilità dirette che possiamo giustificare
soltanto con l’implacabile realtà anagrafica che ha costretto alcuni di
noi ad assenze e ritardi che hanno finito per mettere in lista d’attesa
programmi già avviati. Mi riferisco, in particolare, al progetto che
avrebbe dovuto raccogliere le testimonianza dei colleghi pensionati nel
tentativo di mettere le basi per una “storia (ma meglio sarebbe
definirla cronaca) del giornalismo in Sardegna”. Insomma, un testimone
da passare ai nuovi dirigenti del Gruppo sardo dei pensionati i quali
dovrebbero, a mio giudizio, porsi non troppi obiettivi e dare priorità
alla revisione dello Statuto che mostra segni evidenti dell’età,
soprattutto nell’articolo 9 che disciplina le elezioni. Un processo di
riforma che ritengo urgente proprio per adeguare le norme statutarie
alle nuove esigenze, senza escludere il ricorso alle tecnologie
informatiche per dare a tutti la possibilità di esprimere il proprio
voto.
In chiusura non posso sottrarmi al doveroso obbligo di ringraziare chi
mi ha sostenuto e ha partecipato con me al compimento di questa nuova
esperienza sindacale: Carmelo Alfonso, Franco Olivieri, Giovanni
Puggioni e Paolo Baggiani che si prepara ad assumere la guida di questo
gruppo. Grazie anche a Maria Paola Masala che con coraggio e senso di
responsabilità ha dato la sua disponibilità a iniziare questa avventura
che mi auguro positiva. Un grazie di cuore lo devo a Franco Brozzu che
ha messo a disposizione dei colleghi la sua preparazione, la sua
esperienza e la sua conoscenza profonda della macchina previdenziale. Ma
chiunque si trovi a dover affrontare problemi della categoria sa già che
senza l’appoggio e l’apporto della professionalità di Paola e della
disponibilità di Silvana e Silvia non va molto lontano e a loro i
giornalisti della Sardegna devono dire grazie di cuore.
Non mi resta infine che augurare buon lavoro al nuovo direttivo del
Gruppo Sardo Giornalisti Pensionati accompagnato dalla raccomandazione
di operare in serenità e tanto spirito di servizio. Grazie
Gianni
Perrotti (Presidente uscente)