14.02.2013
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DOCUMENTO DEL CDR DE "L'UNIONE SARDA"
Il Comitato di redazione dell’Unione sarda
protesta duramente nei confronti del direttore del giornale, che ha
negato la pubblicazione di un documento approvato nei giorni scorsi
dall’assemblea dei redattori. Il documento esprimeva solidarietà ai
componenti del Cdr per le nuove lettere inviate dall’Azienda, che
ipotizzano azioni civili per il risarcimento dei danni provocati –
secondo l’Azienda – dai documenti sindacali precedentemente pubblicati;
ribadiva lo sconcerto dei giornalisti per l’assenza di reazioni da parte
dell’Unione Sarda di fronte alla crisi, in particolare con
l’anacronistica separazione del sito web dalla redazione; e chiedeva
conto, sulla base del bilancio 2011 dell’Unione Sarda, degli
investimenti destinati agli immobili ma non alle risorse umane. Il
direttore (che poco più di un mese fa ha ricevuto la sfiducia della
redazione) non ha fornito alcuna reale motivazione per la mancata
pubblicazione del documento: si è limitato a indicare – e solo dopo
diversi giorni e diverse richieste – un generico riferimento
all’articolo del contratto nazionale che autorizza a non pubblicare i
documenti sindacali nel solo caso in cui il contenuto esponga il
direttore al rischio di conseguenze penali, senza però precisare quali
parti del testo produrrebbero questo effetto, e perché. Un po’ come se
un datore di lavoro dicesse a un dipendente: ti licenzio per giusta
causa, ma non ti dico qual è la causa. E questo avviene negli stessi
giorni in cui il Corriere della Sera pubblica addirittura in prima
pagina un documento del suo Cdr, che contesta non solo i tagli di
organico ma persino i dividendi prelevati dagli azionisti e le ipotesi
di trasferimento dalla storica sede milanese di via Solferino. Il
Comitato di redazione, riservandosi ulteriori azioni di protesta, ha
investito del caso l’Associazione della stampa sarda (che è già
intervenuta per chiedere la pubblicazione del documento, senza miglior
esito), la quale valuterà l’eventuale sussistenza di un comportamento
antisindacale.