05.12.2012
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DOCUMENTO DEL CDR DE "L'UNIONE SARDA"
Con 37 voti (pari al 66,07% di quelli validamente espressi) contro 19
(33,93%) e una scheda nulla, la redazione dell’Unione Sarda ha
sfiduciato il direttore Paolo Figus e il condirettore Roberto Casu. In
questo modo i giornalisti hanno voluto manifestare il proprio totale
dissenso dalle posizioni assunte dalla direzione, che non ha neppure
tentato di scongiurare la decisione dell’Azienda di non rinnovare cinque
contratti a termine. Non solo: anche di fronte al ritorno a Videolina di
quattro colleghi dell’emittente, da mesi distaccati all’Unione Sarda;
anche di fronte ad altre uscite per svariati motivi (pensionamenti,
aspettative, altri contratti non rinnovati), per un totale di tredici
colleghi in meno alla produzione delle pagine nel giro di poche
settimane, la direzione continua a dire che l’organico del giornale è
sovradimensionato e che è possibile, in queste condizioni, fare un
prodotto di qualità. Una petizione di principio, già smentita dai fatti:
come dimostrano le notizie perse per l’assenza di colleghi che
ricoprivano ruoli ormai centrali nelle cronache.
Non è tutto. Il direttore ha anche ignorato completamente, nel momento
in cui ha dovuto trasferire di sede un collega, le procedure indicate
dall’editore per i casi simili, e applicate dallo stesso direttore in
precedenza. Un comportamento che alimenta sgradevoli sospetti di
discriminazione.
Si giunge al paradosso di continuare a colpevolizzare la redazione per
l’ampio utilizzo dei collaboratori (pagati con compensi che sono ancora
la conversione delle vecchie tariffe in lire: giusto per capire da
quanto tempo non vengono aggiornati), mentre si mandano via i redattori,
creando sempre più – soprattutto nelle redazioni locali – le condizioni
per rendere tali collaborazioni ancor più necessarie.
Nel 2006 il direttore Figus aveva ottenuto la fiducia, da questa stessa
redazione, con circa il 75% dei voti. In questi anni ha distribuito
decine di promozioni e modellato il giornale a sua immagine. Sordo a
tutti i richiami precedenti da parte dei Cdr che si sono succeduti, è
arrivato di recente a citare il calo di vendite (che può avere, com’è
ovvio, diverse cause anche estrinseche) solo per addebitarlo alle colpe
della redazione, in particolare per i refusi. Sempre spiacevoli, questi
ultimi, certo: ma quasi inevitabili quando si lavora in condizioni di
continuo surmenage. La cosa più grave però è che, da parte della
direzione, non sia pervenuto lo straccio di un’idea seria per reagire
alla crisi dell’editoria e per attrezzare l’Unione Sarda alle sfide
della nuova informazione. Da tempo, anzi, si assiste a una colpevole
incomprensione e sottovalutazione del fenomeno dei new media, con
un’assurda guerra tra giornale cartaceo e sito web che è sfociata, per
effetto di decisioni dell’Azienda sostanzialmente avallate dalla
direzione, a separare del tutto la redazione dell’Unione Sarda dal sito
che raccoglie un elevato numero di contatti grazie al nome del giornale.
I giornalisti hanno tanti limiti, e quelli dell’Unione Sarda non fanno
eccezione. Ma di fronte alla straordinarietà della crisi hanno risposto
con incrementi continui di produttività (anche senza relativi compensi)
e iniziando a elaborare proposte e suggerimenti per trovare strumenti
innovativi che conservino all’Unione Sarda il primato dell’informazione
in Sardegna. Purtroppo l’Azienda e la direzione, chiuse nei loro
fortini, sanno usare un solo strumento: le forbici. E di questo la
redazione continuerà a lamentarsi in tutte le sedi, finché non si aprirà
un dialogo vero.