26.11.2012 - DOCUMENTO DEL CDR PUBBLICATO SU L'UNIONE SARDA

 

La pista di ghiaccio e le tante manifestazioni davanti alla sede dell’Unione Sarda comunicano all’esterno l’immagine di un’azienda dinamica e iperattiva, che però non trova alcun riscontro sul piano degli investimenti sul prodotto giornalistico: l’Unione Sarda investe nelle proprietà immobiliari ma contemporaneamente non assume, non rinnova i contratti a tempo in scadenza, non si preoccupa del ricambio generazionale dei giornalisti, tanto meno della sempre più fondamentale integrazione tra edizione su carta e on-line.
Oggi, in altre pagine, questo giornale vi offre una cronaca ricca e fedele della manifestazione che ieri ha portato a Cagliari migliaia di persone che invocano lavoro e sviluppo. Ma sabato prossimo questo stesso giornale lascerà andare via quattro colleghi professionisti assunti a tempo determinato, che hanno un ruolo molto rilevante nella produzione delle pagine delle cronache. E la stessa cosa è accaduta il mese scorso con un quinto collega. Complessivamente L’Unione Sarda si troverà ad aver perso i cronisti di giudiziaria di Nuoro e Olbia; due dei cinque redattori di Oristano; e uno della cronaca di Cagliari.
Colpa della crisi, ci è stato detto. “Non ci sono le condizioni economiche”, ha affermato il direttore in un incontro ufficiale col Cdr. Noi pensiamo che, davanti alla crisi, sia sbagliato reagire tagliando l’organico e dunque le pagine e dunque l’offerta informativa, cosa che rischia di accentuare anziché contrastare la crisi. Per altro le “condizioni economiche” non hanno impedito all’Unione Sarda spa di acquistare immobili in diverse città, il proiettore del planetario della sede centrale, le attrezzature per la “sala vita” annessa al planetario. Tutte attività che hanno poco a che fare con l’attività editoriale. “Investimenti”, ci ha detto l’amministratore delegato. Invece la conferma di forze fresche in un giornale che ha fatto una sola assunzione definitiva in nove anni, e in cui i giornalisti quarantenni sono i più giovani, non è considerata un investimento.
Quanto ai costi del lavoro, negli ultimi anni sono andati via, non sostituiti, colleghi a decine, con stipendi ben diversi da quelli di eventuali nuovi assunti. L’ultima uscita a luglio; la prossima tra due mesi. Non solo. La redazione ha fatto sapere di essere disponibile a rinunciare, almeno in parte, ai compensi del patto integrativo (che peraltro da aprile non vengono erogati perché non si è raggiunto un accordo sul rinnovo), in cambio delle stabilizzazioni. Ma all’azienda non interessa.
Il Cdr, superando ovvie perplessità sindacali in ragione dell’eccezionalità della crisi, ha persino proposto che i redattori lavorassero – gratis – per produrre eventi informativi per il sito web dell’Unione Sarda, di tipo innovativo rispetto a quanto fatto finora (forum tv in diretta coi lettori, per esempio), su cui cercare banner pubblicitari e sponsor e creare così introiti che compensino, almeno in parte, il costo dei cinque rinnovi contrattuali per almeno dodici mesi. La proposta è stata respinta seduta stante. L’azienda ha ammesso addirittura di essere all’oscuro della possibilità (verificata dal Cdr) di rinnovare i cinque contratti per un solo anno, in attesa magari di un allentamento della crisi.
L’unica proposta che ci viene fatta è mettere da parte la vertenza sulle assunzioni per riprendere quella sul patto integrativo. Per carità, un’entrata in più fa sempre comodo: specie per una redazione che continua a garantire, anche senza compenso, i livelli di produttività previsti dai patti precedenti. Ma qui non è in gioco solo un’integrazione dei redditi dei giornalisti. È in gioco la qualità complessiva dell’Unione Sarda, quella da cui dipendono le buste paga di tutto il personale giornalistico, tecnico e amministrativo.
Oggi come in passato difenderemo gli interessi dell’azienda e non quelli di chi la controlla. Perché, come sempre, i nostri interessi coincidono con quelli aziendali. Cioè con lo sviluppo dell’Unione Sarda Spa. Tutto il resto viene dopo o non ci interessa.
 

Cagliari 24/11/2012

Il comitato di redazione