13.07.2012 - Considerazioni della delegazione sarda sul Congresso straordinario dei Giornalisti pensionati

Poteva essere il Congresso delle novità e della svolta. Hanno invece prevalso i giochi di corrente e gli interessi dei gruppi regionali più forti i quali, pur parlando di rinnovamento, hanno preferito optare per una poltrona di vicepresidente, mantenendo pressoché invariato l’organigramma dell’esecutivo precedente. A Giuseppe Iselli, dimissionario e assente al congresso, è subentrato Guido Bossa, vicepresidente vicario della precedente gestione.
Riassumiamo brevemente i precedenti.

Iselli, uscito vincitore dal Congresso di Bergamo del 2011, si è dimesso verosimilmente perché non è riuscito a farsi eleggere nel Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, per il quale aveva presentato una lista di candidati. Ciò porterebbe a credere che vi sono alcuni colleghi che considerano l’Unione dei giornalisti pensionati soltanto un trampolino di lancio verso traguardi più ambiziosi. La mancata elezione all’Inpgi dimostrerebbe, nei fatti, non solo il fallimento degli obiettivi dell’ex presidente, ma anche dell’intero esecutivo che lo aveva appoggiato nello sviluppo della sua politica e della sua strategia. Coerenza avrebbe voluto che l’intero esecutivo dell’Unione si fosse presentato dimissionario all’appuntamento di Roma. A cui avrebbe dovuto essere presente lo stesso Iselli che avrebbe dovuto sentire il dovere morale di giustificare le sue dimissioni e allo stesso tempo salutare e ringraziare l’assemblea che lo aveva sostenuto a Bergamo.

L’andamento del Congresso romano è stato abbastanza confusionario e caotico. Si è avuta l’impressione che i giochi fossero stati già fatti e che i delegati fossero stati chiamati per ratificare quanto già deciso in altre sedi.

Già dall’apertura dei lavori si voleva procedere in maniera irrituale, invitando alla presidenza del Congresso il Presidente della Federazione della Stampa, cosa assolutamente non prevista dallo Statuto dell’Unione che stabilisce che il presidente sia scelto tra i congressisti. Solo l’intervento della delegazione sarda (delegati con diritto di voto: Paolo Baggiani e Franco Olivieri) ha evitato che si creasse un pericoloso precedente.

La presidenza è stata quindi assunta dal Vicepresidente dell’Unione Bossa, il quale, dopo l’annuncio della propria candidatura alla presidenza, ha rinunciato alla conduzione dell’assemblea che è passata nelle mani di Neri Paoloni. Contemporaneamente è stata annunciata anche la candidatura di Mario Petrina, in passato presidente dell’Ordine e componente dell’attuale Consiglio di amministrazione della Casagit. I due candidati hanno presentato il proprio programma, nel segno della continuità e dell’unità per Bossa e aperto a numerose novità quello di Petrina.

Si presentavano dunque due scenari, entrambi in funzione delle eventuali dimissioni del gruppo dirigente dell’Unione. Se ciò fosse avvenuto, l’Associazione romana, per bocca di un suo rappresentante, ha affermato che avrebbe optato per Petrina. Se l’organigramma fosse rimasto immutato, avrebbe scelto Bossa ricevendo in cambio la garanzia di un vicepresidente romano.

La delegazione sarda, insieme ad altre “piccole” delegazioni regionali convinte che solo le dimissioni dell’intero gruppo dirigente avrebbero portato a un vero rinnovamento, si è fatta promotrice di una mozione nella quale si chiedeva l’azzeramento del vertice. Negli interventi, i delegati sardi, dopo aver analizzato i motivi dell’abbandono di Iselli, hanno sottolineato le corresponsabilità dell’intero gruppo dirigente, sollecitandone le dimissioni in blocco ed evidenziando la mancanza di contenuti sui quali ricercare l’unità.

Dopo aver sostenuto la necessità di arrivare ad un’autonomia finanziaria dell’Unione, oggi realizzata in parte solo in alcune regioni, la delegazione sarda ha messo in risalto numerose contraddizioni esistenti nei documenti presentati, in particolare sulla presenza dei giornalisti pensionati nella gestione del fondo di perequazione delle pensioni per il quale è stato raggiunto un accordo tra Inpgi e Fnsi.

Intanto la mozione presentata dai sardi e da altri sulla richiesta di dimissioni dell’intero esecutivo non è stata messa ai voti, ma solo “accolta come raccomandazione” dal presidente dell’Assemblea, fatto assolutamente irrituale che ha dimostrato platealmente come i giochi fossero già fatti e come venissero ignorate le elementari norme assembleari. Anche un documento contenente numerosi emendamenti relativi alle proposte di modifica dello Statuto, secondo la presidenza, si sarebbe dovuto votare globalmente contro ogni regola e prassi, senza poter valutare singolarmente i singoli articoli e i relativi emendamenti.

Senza un serio dibattito, complice anche la necessità di chiudere i lavori nel pomeriggio “perché molti dovevano prendere l’aereo o il treno per tornare a casa”, ci si è avviati alla conclusione dei lavori con la votazione per l’elezione del presidente e del vicepresidente vicario, carica resa vacante dall’elezione di Bossa e assegnata a Lino Zaccaria del Gruppo pensionati della Campania, ma sostenuto dal Gruppo del Lazio. Zaccaria si affianca ad Antonio De Vito vicepresidente eletto a Bergamo.

La delegazione del Gruppo Sardo Giornalisti Pensionati ha quindi preso atto dell’elezione di Guido Bossa alla presidenza dell’Ungp auspicando che dalla rinnovata dirigenza scaturiscano maggiori capacità propositive e strategiche. Indispensabili a rendere l’Unione Pensionati più aderente alla realtà della categoria così come suggerito, fra l’altro, da un documento del Gruppo pensionati della Lombardia, fatto circolare al Congresso straordinario, in cui si indicano proposte di un “nuovo welfare” per i pensionati. Un documento che contiene elementi utili ad avviare un dibattito che coinvolga altre categorie di professionisti nell’individuare nuove strategie e nel suggerire eventuali forme di rivendicazione.