28.06.2012
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Il Segretario
Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi
aderisce alla marcia per il lavoro in Sardegna, indetta unitariamente da
Cgil, Cisl e Uil
“Aderisco,
con il Sindacato dei Giornalisti Sardi, l’Assostampa, alla nuova marcia
per il lavoro indetta per domani da Cgil, Cisl e Uil della Sardegna a
Cagliari.
Impegni precedenti della Fnsi non mi consentono di essere presente a
Cagliari ma, come già nel luglio di un anno fa e nelle successive
manifestazioni autunnali, non posso non esser con la nostra categoria
solidale e vicino a quanti lottano contro la povertà, per il lavoro
dignitoso e da riconquistare, per un lavoro che non può essere privo di
diritti e che non può essere negato o considerato un disvalore a seconda
degli interessi dei poteri forti della finanza o delle Borse. La
condizione del lavoratore – contrariamente a quanto si afferma da più
parti - non è esaurita da altre figure. Anzi, simbolicamente e
materialmente, si è estesa la platea di coloro che patiscono sulla
propria pelle i costi della crisi, della precarietà, dei diritti negati
e dei redditi insufficienti.
I giornalisti stanno facendo i conti come tante altre categorie, di
questa condizione di nuovo proletariato che chiede risposte diverse alla
politica e alle istituzioni. Leggi che facilitano i licenziamenti non
possono definire quadri avanzati di sviluppo sociale ed economico.
Cambiare è indispensabile, mettere insieme persone e non numeri è un
lavoro delicato e profondo che i sindacati e le forze sociali fanno con
merito mettendo in campo proteste legittime e proposte alternative che
sono – checchè se ne dica – azioni di coesione sociale che prima o poi
qualcuno dovrebbe misurare anche dal punto di vista del lavoro materiale
e del peso di una autonomia della regione. La Sardegna paga molto di più
di altre regioni i costi della crisi e della povertà di lavoro e di
redditi. La precarietà e anche la nuova disoccupazione giornalistica,
per scelte imprenditoriali d’azzardo o per gli effetti di una situazione
universalmente difficile (come per le tv locali), non possono essere
combattute se non attraverso una visione di politiche sociali di lavoro
e dello sviluppo diverse. La specialità della regione sarda richiede
sforzi di autorigenerazione. La nuova marcia per il lavoro non fa cadere
questa speranza”.