22.11.2010
- DOCUMENTO DELL'ASSEMBLEA
NAZIONALE DEI LAVORATORI AUTONOMI DELLA FNSI
Paola Caruso ha interrotto lo sciopero della fame: ha incontrato il
direttore Ferruccio de Bortoli ed è tornata a lavorare per il suo
giornale, il Corriere della Sera, con cui collabora da sette anni. La
sua protesta estrema, portata avanti con determinazione per cinque
giorni, non ha però esaurito il suo effetto dirompente. Ha infatti
portato sotto i riflettori anche del grande pubblico una situazione da
tempo non più sostenibile: le drammatiche condizioni di lavoro dei
freelance, costretti spesso a una condizione di “precari a vita”. Una
situazione al centro della battaglia sindacale della Fnsi, che
continuerà con iniziative collettive e nel corso delle indagini
parlamentari avviate sulle condizioni del lavoro autonomo nell'editoria.
Oramai oltre la metà dei giornalisti italiani, 24 mila a fronte di 20
mila contrattualizzati, non ha un contratto a tempo indeterminato e
guadagna in media nemmeno 10 mila euro lordi l'anno. Colleghe e colleghi
che contribuiscono ogni giorno alla realizzazione dell'informazione su
giornali, radio, tv, agenzie e siti internet italiani, con pochi o
nessun diritto, quasi sempre sottopagati, costretti a una precarietà
senza uscita.
Oggi bisogna tornare a parlare di qualità dell'informazione. Che
significa ridare valore e dignità al lavoro giornalistico, a partire
proprio da quello dei freelance. Puntando sul merito, sulle competenze e
sulle capacità, che hanno un costo e devono contare su diritti certi e
prospettive chiare. Dentro o fuori dalle redazioni. Il precariato si può
combattere estendendo il più possibile le assunzioni a tempo
indeterminato e normando la flessibilità in modo tale da garantire
dignità al lavoro e al lavoratore, come già si richiede con forza in
altri ambiti professionali non meno strategici: l'università, la scuola,
la ricerca. A questo principio generale non sfugge il nostro mondo, che
oltre a dover difendere la qualità del lavoro ha la responsabilità di
garantire ai cittadini la qualità dell'informazione. I giornalisti
freelance non chiedono necessariamente il posto fisso, ma pretendono
dignità per il proprio lavoro. Attraverso un aumento significativo dei
compensi, tutele per la malattia e la maternità, rimborsi spese,
riconoscimento dell'impegno di chi collabora da anni con una testata con
un contratto che garantisca un importo fisso mensile per un minimo di
articoli e non più il pagamento a cottimo. Garanzie di continuità e di
stabilità.
Rivendicazioni che accomunano i precari dell'informazione a quelli di
tutte le altre categorie: su questo deve aprirsi una discussione a tutti
i livelli, nella professione, nel sindacato, nelle istituzioni e nella
società civile.